"Penso quindi che lo sforzo richiesto dal nostro programma culturale dovrebbe essere quello stesso che ci fa pregare, lavorare ed amare. Come sanno fare i fucini: con forza e con gioia."

Scritti fucini, Giovanni Battista Montini

mercoledì 24 dicembre 2014

Buon Natale & Felice 2015

TANTI AUGURI DAL GRUPPO FUCI
GIUSEPPE TONIOLO 


Sandro Botticelli - Natività mistica (1501)
National Gallery (Londra)

«È bene tornare bambini qualche volta e non vi è miglior tempo che il Natale, allorché il suo Onnipotente fondatore era Egli stesso un bambino».
Charles Dickens

sabato 15 novembre 2014

Ricerca tra Vangelo e Scienza - Cristo pellegrino e l’insegnamento di San Gregorio Magno

Cosa vuol dire “ricerca”? Questo termine è inscindibilmente legato a quello di università. Perché è sulla ricerca che si fonda la scienza. Ma ricerca è anche “Ricerca della Verità” e cioè dell’Amore e della Carità. Ricercare il prossimo, il debole, il povero, l’ultimo, il peccatore è lo spirito che ha guidato Gesù e i Santi. Si tratta tuttavia di un taglio valoriale e normativo. Mentre lo spirito che caratterizza la ricerca scientifica è e deve essere oggettivo, imparziale, privo di valori-pregiudizi e improntato all'obiettività metodologica. Contrasto indissolubile o arricchimento reciproco?

IL PRESIDENTE
Michele Laudenzi


"Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perché se qualcuno desidera raggiungere la metà stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare".

Dalle "Omelie sui Vangeli" di san Gregorio Magno

L'incontro si svolgerà, in occasione della VII Settima dell'Università, mercoledì 19 novembre in via della Sposa 1/E (Casa delle Culture) alle ore 21:00 e sarà guidato dal nostro assistente ecclesiastico, don Francesco Benussi.

APERTO A TUTTI!

info: presidente@perugia.fuci.net oppure 373.8637739

mercoledì 29 ottobre 2014

Primo incontro - "FUCI ma cos'è?" & Cineforum: La Rabbia

Carissimi,
con il nuovo anno accademico riprendono gli incontri formativi, rivolti soprattutto agli studenti universitari, al fine di percorrere insieme un cammino di formazione umana e spirituale, in amicizia e reciproco confronto.
Il primo incontro si terrà giovedì 30 ottobre alle ore 21:00 presso la nostra sede (Casa delle Associazioni) in via Antinori 4 (Dove si trova? Vedi qui!), nel quale presenteremo brevemente la nostra realtà associativa.


A seguire verrà proiettato il film-documentario "La rabbia" (1963), si tratta di un opera in due parti. La prima è di Pasolini, la seconda è di Guareschi. “Due ideologie, due dottrine di opposte tendenze rispondono ad un drammatico interrogativo: perché la nostra vita è dominata dalla scontentezza, dall’angoscia, dalla paura della guerra, dalla guerra?” Questo interrogativo è l’introduzione al film che nel suo svolgersi recupera filmati di repertorio di vario genere tratti da documentari, organi di informazione, etc. che illustrano le diverse vicende, tragiche o di conquista dell’umanità.

APERTO A TUTTI!

info: presidente@perugia.fuci.net oppure 373.8637739

venerdì 24 ottobre 2014

"Trovare la strada" - Itinerario Ottobre/Dicembre 2014


L'anno accademico è ricominciato e con esso le attese di noi studenti. Quest'anno la FUCI di Perugia propone a tutti gli studenti un percorso rinnovato e semplice ma con un punto fermo: “Trovare la strada”.
Trovare la strada significa in primis avere una bussola all'interno del mondo universitario. Tra libri, esami e lezioni il rischio di perdersi nella confusione degli stimoli a cui siamo sottoposti è davvero rilevante.
In secondo luogo trovare la strada significa trovare se stessi ricercandosi dentro. In altre parole la strada spirituale. Gli spunti sono molti e interessanti.
Infine trovare la strada assieme. L'appuntamento fucino di metà settimana dà la possibilità e al contempo la gioia di percorrere insieme il cammino universitario e spirituale in un periodo della propria vita così cruciale come quello degli anni dell'università, un tempo che va vissuto appieno.
Buon anno accademico a tutte e a tutti! 

Il Presidente
Michele Laudenzi

martedì 5 agosto 2014

Vivere Camaldoli, capire la FUCI


L’esperienza fucina è un’esperienza universitaria. Per quanto difficile da spiegare a chi si accinge ad osservarla da fuori è tuttavia possibile provare a farlo partendo proprio dalle settimane teologiche di Camaldoli, il momento federativo più importante dopo il Congresso Nazionale che si svolge a cadenza annuale. La FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) nasce a Fiesole nel 1896 e dagli anni Trenta si riunisce ogni estate a Camaldoli (Arezzo), per le Settimane teologiche (2 ogni anno). Quest’anno la prima settimana si è svolta dal 27 luglio al 2 agosto e ne viene proposto qui di seguito un breve resoconto. C’è chi dice, tra i protagonisti, che non ci si possa definire fucini senza aver partecipato a queste settimane. Ed in effetti, a ben vedere, molti momenti sono dei veri e propri riti. Ma andiamo con ordine. 
La struttura della settimana poggia sostanzialmente su tre pilastri: preghiera, studio, divertimento.
Il primo è ben comprensibile, trattandosi Camaldoli di un monastero benedettino. La giornata viene scandita al ritmo della liturgia delle ore. La preghiera procede adagio, in quanto i monaci pregano molto lentamente e intervallano i momenti liturgici con ampi spazi meditativi.
Quanto al secondo pilastro va specificato che ogni settimana teologica ha i propri relatori, in questo caso Madre Ignazia Angelini e don Luca Mazzinghi. Tema: “darsi una regola nella vita come nello studio”. In particolare è emerso come il Vangelo sia fonte di regole per la vita del cristiano. Secondo Madre Ignazia il modo adeguato di ricevere una regola è quello di crearla tenendo presente che è da Gesù che apprendiamo la regola di vita. Una regola, quella di Cristo, che non è scritta, ma trasmessa. La regola che Gesù dà ai suoi discepoli non è fatta di precetti ma risveglia la fantasia. E’ stato poi sottolineato l’aspetto del rito: una regola di vita che non abbia aspetti rituali non può essere una regola di vita completa. Una regola, inoltre, e questo seguendo San Benedetto, deve contemplare la possibilità di poter ripartire sempre. San Francesco, invece, sosteneva che noi non abbiamo altra Regola che il Vangelo. Oggetto delle lezioni di don Luca Mazzinghi sono stati invece i libri della Sapienza (Giobbe, Qohelet, Sapienza, Proverbi e Siracide). Le regole che emergono da questi libri non sono da intendere come prescrizioni ma come consigli. Argomenti trattati: formazione integrale della persona da parte dei saggi d’Israele, raggiungimento della felicità come parte integrante del cammino educativo, figura dello stolto (più pericoloso del cattivo), possibilità del fallimento dello stesso cammino educativo e saggezza politica.
Infine, il terzo pilastro, il divertimento. Ogni serata ha il suo programma. Si è, ad esempio, “danzato la pace” al ritmo di balli bosniaci, israeliani e statunitensi. Inoltre, la farmacia del monastero vende, tra le altre cose, liquori di alta qualità, dal Laurus 48 al Nocino, passando per la Lacrima d’abeto e l’Amaro tonico. Per chi è astemio ci sono invece le ottime tisane, degustabili al bar prima di coricarsi per un riposo che, viste anche le fresche temperature estive, è garantito.
Tutti questi elementi sono i tasselli di un mosaico, quello delle settimane teologiche camaldolesi, che ricomposto mette a fuoco un’immagine nitida e sublime, ambientata nel bosco casentinese, dal quale si esce rigenerati, nel corpo e nello spirito. Ecco perché le settimane teologiche sono così caratteristiche dell’esperienza universitaria fucina: esse riproducono da decenni un rito fatto di preghiera, studio, tisane, aria pura e canti goliardici. Inutile dire che il senso d’appartenenza è estremamente forte. Università, preghiera e cultura si miscelano ed oggi, come ai tempi della FUCI di Aldo Moro, l’associazione si ritrova per la foto di gruppo sulla scalinata del monastero.
L’esperienza universitaria fucina naturalmente non si conclude a Camaldoli. Prosegue per tutto il corso dell’anno accademico con incontri formativi, eventi pubblici, momenti di preghiera comunitaria che accompagnano lo studio universitario. Ma aver capito cosa significa Camaldoli per un fucino è un grande passo verso la comprensione di questa associazione. 
Infine, è necessaria un’ultima parentesi. Darsi una regola di vita e di studio oggi è un atto di coraggio, un atto che, se posto in essere come si deve, dimostra che non si ha paura di scelte definitive. Con la società che versa in condizioni di coma etico, tale regola assume anche un significato sociale e civile. Valori come l’onestà, la corresponsabilità, la puntualità, il discernimento sono alla base di un’eventuale regola. Per questo una regola di vita, oltre ad essere quello che è strictu sensu è anche qualcosa in più. Una garanzia che si stia agendo bene dal punto di vista sociale, aggregato. Che si stia, in altri termini, agendo bene non solo per se stessi ma anche per la società tutta.
È necessario farsi coraggio, dunque. In tempi di crisi, spirituale quanto materiale, questo diventa un “diktat”.

IL PRESIDENTE
Michele Laudenzi

giovedì 29 maggio 2014

COMUNICATO STAMPA - 29/05/2014


Carissimi,
nella data di ieri, mercoledì 28 maggio, si è riunita l'Assemblea di Gruppo nella nostra sede in via Antinori 4; alla presenza del presidente diocesano di Azione Cattolica, Alessandro Fratini, abbiamo eletto all'unanimità Michele Laudenzi come nuovo Presidente maschile per il biennio 2014-2016. Nell'augurare a lui un buon lavoro per questi due anni, voglio ringraziare tutti quanti per la fiducia che mi è stata concessa durante il mio mandato, in particolar modo il nostro Arcivescovo, il Card. Gualtiero Bassetti.
Nella speranza che il nostro Gruppo cresca e porti sempre più buoni frutti nel difficile campo della formazione universitaria, vi auguro buono studio e buon lavoro a tutti.
Grazie!

IL PRESIDENTE USCENTE
Fabrizio Saracino

martedì 20 maggio 2014

"Clemens August von Galen: il Leone di Münster" - Settimo testimone

"Né le lodi né il timore degli uomini mi impediranno di trasmettere la Verità rivelata, di distinguere tra la giustizia e l’ingiustizia, tra le buone e le cattive azioni, né di dare consigli e ammonimenti ogni volta che sarà necessario."

Beato Card. August Von Galen
"Nec laudibus, nec timore"

(Dinklage, 16 marzo 1878 – Münster, 22 marzo 1946) 

Questo il motto episcopale scelto dall’imponente presule tedesco. E l’intrepidezza di quel nec timore si dimostrò subito.
Il New York Times definì il vescovo von Galen «l’oppositore più ostinato del programma nazionalsocialista anticristiano». Il suo coraggio e le sue dure prediche contro Hitler, pronunciate dal pulpito del duomo di Münster, fecero il giro del mondo. E papa Pacelli gli scrisse per manifestare il suo pieno appoggio e la sua gratitudine.

Il prof. Massimo Liucci ci aiuterà ad approfondire meglio la vita di questo coraggioso vescovo tedesco.
L'appuntamento è per mercolei 28 maggio, alle ore 21:30 (subito dopo l'Assemblea di Gruppo), presso la nostra sede (Casa delle Associazioni) in via Antinori 4.

APERTO A TUTTI!

info: presidente@perugia.fuci.net

lunedì 19 maggio 2014

Assemblea di Gruppo - 28/05/2014


Carissimi,
viene convocata l'Assemblea di Gruppo in data 28 maggio 2014, alle ore 21:00, con i seguenti ordini del giorno:
- approvazione dello Statuto e del Regolamento di Gruppo;
- approvazione del Bilancio 2013/2014;
- elezione del nuovo Presidente di Gruppo (2014-2016);
- elezione del nuovo Segretario di Gruppo (2014-2016).
Tutti i soci del Gruppo F.U.C.I. "Giuseppe Toniolo" che hanno aderito nell'anno 2013-2014 (incluso il Presidente diocesano del A.C.) hanno diritto di voto, presenti in proprio o per delega. Ricordo inoltre che gli aventi diritto al voto sono tenuti a comunicare la loro disponibilità a partecipare o meno.
L'Assemblea si svolgerà nella nostra sede, in Via Antinori 4.
Un sentito ringraziamento a tutti e a presto!

IL PRESIDENTE
Fabrizio Saracino


info: presidente@perugia.fuci.net

domenica 20 aprile 2014

Buona Pasqua 2014

TANTI AUGURI DAL GRUPPO FUCI
"GIUSEPPE TONIOLO"


Peter Paul Rubens - Resurrezione di Cristo (1616)
Galleria Palatina di Palazzo Pitti (Firenze)

Egli dormì perché stessimo svegli noi,
Lui che era morto perché fossimo vivi noi. 

Agostino d'Ippona
Sermo 221,4

lunedì 7 aprile 2014

"Pier Giorgio Frassati - Verso l'Alto"


Siete tutti invitati martedì 8 aprile, alle ore 17, presso la sala del Dottorato nel chiostro della cattedrale di San Lorenzo, a partecipare all'incontro che si terrà in memoria del beato Pier Giorgio Frassati.
Interverrà l'avvocato Marco Sermarini, fondatore della Compagnia dei “Tipi Loschi del beato Pier Giorgio Frassati”; l'incontro è promosso dal Gruppo FUCI “Giuseppe Toniolo”, dall'Azione Cattolica e dall'Arcidiocesi di Perugia - Città della Pieve.

Breve Biografia del Beato Pier Giorgio Frassati

Nasce nel 1901 a Torino da una famiglia ricca borghese. Quando, fanciullo, apprese i primi racconti del Vangelo, Pier Giorgio ne restò colpito, a volte in modo così profondo da diventare protagonista di gesti inattesi in un bimbo tanto piccolo. Dopo l'infanzia venne istruito con la sorella privatamente, e successivamente fu avviato alle scuole statali, ma Pier Giorgio in questi primi studi non mostrava molta attenzione, tanto che un anno fu bocciato. Vista la non brillante carriera scolastica, la famiglia lo affidò al salesiano don Cojazzi che oltre ad insegnargli la letteratura lo accosterà alla spiritualità cristiana. 

I Frassati erano una delle famiglie più in vista della città, di estrazione alto-borghese. Il padre Alfredo era proprietario del quotidiano «La Stampa», ma Pier Giorgio, che non voleva i soldi di suo padre, aveva dichiarato pubblicamente che la sua eredità l'avrebbe divisa tutta con i poveri. Per essi aveva intrapreso gli studi molto difficili di ingegneria per diventare ingegnere minerario e così potersi dedicare al servizio di Cristo fra i minatori, tra i più derelitti degli operai. Avrebbe potuto allietare la sua giovinezza con ricevimenti e feste da ballo, ma preferiva essere il "facchino" dei poveri, trascinando per le vie di Torino i carretti carichi di masserizie degli sfrattati... e come membro della Conferenza di S. Vincenzo visitare le famiglie più bisognose per portarvi conforto e aiuto materiale. Vi si recava generalmente al mattino, prima delle lezioni all'Università, oppure nelle uscite serali, carico di pacchi, vincendo con la carità l'umana ripugnanza che si accompagnava al tanfo nauseante di certi tuguri. 

Dinamico, volitivo, pieno di vita, Pier Giorgio amava i fiori e la poesia, le scalate in montagna. Spesso raggiungeva a piedi il Santuario della Madonna di Oropa, il grande tempio mariano del Piemonte. Arrivato al Santuario, dopo un'ora di marcia e completamente digiuno, era solito assistere alla Santa Messa, poi faceva la Comunione, quindi si raccoglieva in preghiera nel transetto di destra, davanti all'immagine della Vergine Bruna. Nel ritorno verso casa recitava il Rosario lungo la via, ad alta voce, cantando le Litanie. Pier Giorgio amava anche comporre dei rosari con i semi di una pianta di Pollone, che poi regalava agli amici. Era questo un modo per ricordare loro l'impegno della preghiera e la devozione verso la Vergine, che per lui era irrinunciabile.

Il 28 maggio 1922, nella chiesa torinese di San Domenico, ricevette l'abito di terziario domenicano: Pier Giorgio, da fervente discepolo di San Domenico, recitava ogni giorno il Rosario, che portava sempre nel taschino della giacca, non esitando a tirarlo fuori in qualsiasi momento per pregare, anche in tram o sul treno, persino per strada. 

 "Il mio testamento - diceva, mostrando la corona del Rosario - lo porto sempre in tasca". Il 30 giugno 1925 Pier Giorgio accusa degli strani malesseri, emicrania e inappetenza: non è una banale influenza, ma una poliomielite fulminante che lo stronca in soli quattro giorni, il 4 luglio, tra lo sconcerto e il dolore dei suoi familiari e dei tanti amici e conoscenti, a soli 24 anni. Sulla sua scrivania, accanto ai testi universitari, erano aperti l'Ufficio della Madonna e la vita di Santa Caterina da Siena. Nasceva alla vita del Cielo di sabato, giorno mariano, così come anche di sabato, il Sabato Santo di ventiquattro anni prima, era venuto al mondo. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 20 maggio 1990.

info: presidente@perugia.fuci.net

lunedì 17 marzo 2014

"Giovannino Guareschi: un uomo libero" - Sesto testimone

«Per comporre la biografia civile di Guareschi bisogna riconoscere i suoi tre paradossi: dopo due anni nei campi di concentramento nazisti, passò per un fascista; dopo aver vinto la battaglia nel ’48, appoggiando la Dc di De Gasperi, finì in galera per la querela del medesimo De Gasperi; dopo aver umanizzato i comunisti, fondò il settimanale più efficace nella lotta al comunismo e là scrisse il primo libro nero del comunismo.» 

Marcello Veneziani

Giovannino Guareschi
 (Fontanelle di Roccabianca, 1º maggio 1908 – Cervia, 22 luglio 1968)


Giovannino Guareschi è uno degli scrittori italiani più venduti al mondo, nonché lo scrittore italiano più tradotto in assoluto. Le sue opere racchiudono una profonda religiosità, che affonda le radici nella formazione ricevuta da sua madre, ma anche dalla tragica esperienza della Seconda Guerra Mondiale e dall’internamento in un lager nazista cui fu sottoposto insieme a tutti quegli ufficiali italiani che, come lui, avevano rifiutato di servire la Repubblica Sociale di Mussolini.

Con una periodicità pressoché stagionale, le televisioni pubbliche e private ripropongono da anni i film del ciclo di Don Camillo, liberamente (forse anche troppo) ispirati ai racconti di Giovannino Guareschi. Il favore presso il pubblico è sempre di grado elevato, e ciò ha consentito da una parte il perpetuarsi della popolarità delle "maschere" di Don Camillo e Peppone a più generazioni, ma non sempre ha reso pienamente merito al loro creatore: infatti la trasposizione cinematografica ha in gran parte tradito lo spirito originario dei racconti, tanto da suscitare a suo tempo le proteste dello stesso Guareschi nei confronti dei registi e degli sceneggiatori, stemperando spesso in un tiepido irenismo quello che era un confronto onesto, leale, ma anche duro e serrato tra le ragioni dell’umanità, del buon senso, e quelle dell’ideologia, che avvelenava (e avvelena) i cuori e le menti.

Senza Gesù Cristo non si va nessuna parte: questo è il Vangelo dei semplici, il Vangelo di don Camillo.

Guareschi è certamente un grande scrittore, e nonostante la peculiarità dell’ambientazione delle sue storie, ricche degli umori e dei sapori della sua terra, è scrittore di respiro europeo, apprezzato e compreso come pochissimi altri nostri autori.

C’è un ulteriore Guareschi, infine, da riscoprire: è lo scrittore che -forse più di ogni altro- ha rivolto la propria attenzione alla famiglia, tanto che si può parlare di Giovannino sia come di uno scrittore per la famiglia, ma anche di scrittore della famiglia: In tutta la sua opera c’è grande attenzione, rispetto, amore, per il rapporto tra genitori e figli, tra uomo e donna innamorati, persino tra nonni e nipoti. La casa, la terra, l’amore per la propria storia, il ricordo dei propri morti e la speranza per i propri figli sono la spina dorsale di una civiltà che Guareschi amava, cui apparteneva, che ci ha descritto con realismo e con tenerezza, e che suscita nei lettori il desiderio di preservarne il senso. Guareschi muove alla nostalgia, certamente, ma alla nostalgia di qualcosa che è bello, buono, giusto, pulito: non è sterile passatismo, è la volontà di mantenere il mondo e sè stessi quali Dio li ha fatti, segnati dal peccato originale ma destinati al bene.


L'incontro sarà guidato dal prof. Massimo Liucci che ci aiuterà a conoscere meglio la vita e le opere di questo brillante scrittore tutto italiano.
L'appuntamento è per mercolei 26 marzo, alle ore 21:15, presso la nostra sede (Casa delle Associazioni) in via Antinori 4.

APERTO A TUTTI!

info: presidente@perugia.fuci.net

venerdì 17 gennaio 2014

COMUNICATO STAMPA - 17/01/2014


Il Gruppo FUCI "Giuseppe Toniolo" di Perugia esprime tutta la sua gioa per la creazione a Cardinale di S.E. Mons. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia - Città della Pieve, e ringrazia vivamente Sua Santità per questo dono fatto alla realtà ecclesiale umbra.

Vogliamo inoltre manifestare, con filiare rispetto, tutta la nostra vicinanza e tutto il nostro affetto all'Arcivescovo, che in questi anni non ha mai mancato di sostenerci e di incoraggiarci nelle nostre iniziative e nel nostro impegno al servizio della Chiesa.

IL PRESIDENTE
Fabrizio Saracino

venerdì 3 gennaio 2014

Cineforum: Lo scafandro e la farfalla

Carissimi amici, 
siete tutti invitati mercoledì 22 gennaio 2014 per la visione del film "Lo scafandro e la farfalla". L'appuntamento è per le ore 21:00 nella nostra sede (Casa delle Associazioni) in via Antinori 4.


L’uomo travolto da un’improvvisa, terribile tragedia che scopre la sua vera natura e il senso più profondo della vita 

Premio per la miglior regia a Cannes, quattro nomination agli Oscar. Il bellissimo e commovente “Lo scafandro e la farfalla” del regista americano Julian Schnabel, racconta in 112 minuti la vicenda drammaticamente reale del francese Jean-Dominique Bauby. Colpito da ictus all’età di 42 anni, Bauby (autore di successo e redattore capo della prestigiosa rivista francese Elle) rimase poi vittima di una rara sindrome che lo paralizzò dalla testa ai piedi rinchiudendolo nel suo stesso corpo, come in uno scafandro. L’uomo dettò la sua autobiografia, da cui è tratto il film di Schnabel, in poco più di un anno utilizzando solo il battito di una palpebra, l’unica parte del corpo che era in grado di governare, perché per ogni altra funzione dipendeva dalle macchine. Un calvario di 16 mesi (Bauby si spense il 9 marzo 1997, dieci giorni dopo la pubblicazione del volume), ma anche un incredibile inno alla vita, vista e vissuta attraverso quell’occhio capace di esprimere tutta la profonda essenza di un uomo così umiliato e imprigionato, ma libero come una farfalla, nei battiti di quelle palpebre.
È possibile che l’essere umano travolto da un’improvvisa, terribile tragedia scopra la sua vera natura e il senso più profondo della vita? Dobbiamo ammalarci ed esplorare i meandri dell’inferno perché ci appaia un angelo pronto ad aiutarci? Parte da queste domande Schnabel per dare vita a un autentico capolavoro intriso di straordinaria umanità, poesia, persino ironia, com’era nelle corde dello sfortunato Bauby, interpretato dal bravo Mathieu Amalric. Ma c’è anche profonda disperazione. Come quando, appena appreso a comunicare con il movimento delle palpebre, le sue prime parole sono: “Voglio morire”. “Parole oscene e irrispettose” secondo la sua fisioterapista (Emmanuelle Seigner) che a quell’uomo sta dedicando tutta se stessa. E Bauby scoprirà come la vita valga la pena di essere vissuta comunque.
Le infermiere, la moglie, i figli (delicatissima la scena del mare), gli amici, tutti si adattano alla sua nuova condizione e lo incoraggiano ad andare avanti in un viaggio che riserva anche momenti di ironia, non certo inaspettati per chi ha conosciuto direttamente certe situazioni di fragilità estrema: perché la capacità degli uomini di trovare risorse positive dentro se stessi è davvero infinita. Commovente tra le altre scene, a volte amare a volte dolcissime, anche un altro momento forte della pellicola: la telefonata con l’anziano padre invalido, disperato per non poter stare accanto al proprio figlio.
Un tema, quello dell’intangibilità e sacralità della vita, spesso tabù sul grande schermo o affrontato piuttosto per ribadire il diritto all’eutanasia, è trattato da Schnabel in maniera sorprendente. Il regista ci ricorda infatti che anche un’esistenza apparentemente così miserabile può ancora riservare gioia e serenità, emozioni e sogni da cercare tra memorie e immaginazione. Intrappolato, con il protagonista, tra membra inerti per quasi un’ora, lo spettatore assiste quasi con l’occhio stesso di Bauby (e di Schabel) alle vicende che si dipanano sullo schermo con quello stesso sguardo, ascoltando la voce di un uomo che nei suoi monologhi interiori si chiede se quella si possa chiamare vita, che rimpiange cose mai dette, gesti mai compiuti, amore mai dato, la gioia perduta senza però mai perdere, persino, un innato senso dell’umorismo.
Un film importante, anzi necessario: in tempi di dibattiti gridati e furenti rivendicazioni di presunti “diritti” di morire, di battaglie ideologiche giocate sul concetto scivoloso di “qualità della vita”, il film è un invito a fare silenzio. Di fronte a qualcosa di più grande.


info: presidente@perugia.fuci.net