"Penso quindi che lo sforzo richiesto dal nostro programma culturale dovrebbe essere quello stesso che ci fa pregare, lavorare ed amare. Come sanno fare i fucini: con forza e con gioia."

Scritti fucini, Giovanni Battista Montini

martedì 5 agosto 2014

Vivere Camaldoli, capire la FUCI


L’esperienza fucina è un’esperienza universitaria. Per quanto difficile da spiegare a chi si accinge ad osservarla da fuori è tuttavia possibile provare a farlo partendo proprio dalle settimane teologiche di Camaldoli, il momento federativo più importante dopo il Congresso Nazionale che si svolge a cadenza annuale. La FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) nasce a Fiesole nel 1896 e dagli anni Trenta si riunisce ogni estate a Camaldoli (Arezzo), per le Settimane teologiche (2 ogni anno). Quest’anno la prima settimana si è svolta dal 27 luglio al 2 agosto e ne viene proposto qui di seguito un breve resoconto. C’è chi dice, tra i protagonisti, che non ci si possa definire fucini senza aver partecipato a queste settimane. Ed in effetti, a ben vedere, molti momenti sono dei veri e propri riti. Ma andiamo con ordine. 
La struttura della settimana poggia sostanzialmente su tre pilastri: preghiera, studio, divertimento.
Il primo è ben comprensibile, trattandosi Camaldoli di un monastero benedettino. La giornata viene scandita al ritmo della liturgia delle ore. La preghiera procede adagio, in quanto i monaci pregano molto lentamente e intervallano i momenti liturgici con ampi spazi meditativi.
Quanto al secondo pilastro va specificato che ogni settimana teologica ha i propri relatori, in questo caso Madre Ignazia Angelini e don Luca Mazzinghi. Tema: “darsi una regola nella vita come nello studio”. In particolare è emerso come il Vangelo sia fonte di regole per la vita del cristiano. Secondo Madre Ignazia il modo adeguato di ricevere una regola è quello di crearla tenendo presente che è da Gesù che apprendiamo la regola di vita. Una regola, quella di Cristo, che non è scritta, ma trasmessa. La regola che Gesù dà ai suoi discepoli non è fatta di precetti ma risveglia la fantasia. E’ stato poi sottolineato l’aspetto del rito: una regola di vita che non abbia aspetti rituali non può essere una regola di vita completa. Una regola, inoltre, e questo seguendo San Benedetto, deve contemplare la possibilità di poter ripartire sempre. San Francesco, invece, sosteneva che noi non abbiamo altra Regola che il Vangelo. Oggetto delle lezioni di don Luca Mazzinghi sono stati invece i libri della Sapienza (Giobbe, Qohelet, Sapienza, Proverbi e Siracide). Le regole che emergono da questi libri non sono da intendere come prescrizioni ma come consigli. Argomenti trattati: formazione integrale della persona da parte dei saggi d’Israele, raggiungimento della felicità come parte integrante del cammino educativo, figura dello stolto (più pericoloso del cattivo), possibilità del fallimento dello stesso cammino educativo e saggezza politica.
Infine, il terzo pilastro, il divertimento. Ogni serata ha il suo programma. Si è, ad esempio, “danzato la pace” al ritmo di balli bosniaci, israeliani e statunitensi. Inoltre, la farmacia del monastero vende, tra le altre cose, liquori di alta qualità, dal Laurus 48 al Nocino, passando per la Lacrima d’abeto e l’Amaro tonico. Per chi è astemio ci sono invece le ottime tisane, degustabili al bar prima di coricarsi per un riposo che, viste anche le fresche temperature estive, è garantito.
Tutti questi elementi sono i tasselli di un mosaico, quello delle settimane teologiche camaldolesi, che ricomposto mette a fuoco un’immagine nitida e sublime, ambientata nel bosco casentinese, dal quale si esce rigenerati, nel corpo e nello spirito. Ecco perché le settimane teologiche sono così caratteristiche dell’esperienza universitaria fucina: esse riproducono da decenni un rito fatto di preghiera, studio, tisane, aria pura e canti goliardici. Inutile dire che il senso d’appartenenza è estremamente forte. Università, preghiera e cultura si miscelano ed oggi, come ai tempi della FUCI di Aldo Moro, l’associazione si ritrova per la foto di gruppo sulla scalinata del monastero.
L’esperienza universitaria fucina naturalmente non si conclude a Camaldoli. Prosegue per tutto il corso dell’anno accademico con incontri formativi, eventi pubblici, momenti di preghiera comunitaria che accompagnano lo studio universitario. Ma aver capito cosa significa Camaldoli per un fucino è un grande passo verso la comprensione di questa associazione. 
Infine, è necessaria un’ultima parentesi. Darsi una regola di vita e di studio oggi è un atto di coraggio, un atto che, se posto in essere come si deve, dimostra che non si ha paura di scelte definitive. Con la società che versa in condizioni di coma etico, tale regola assume anche un significato sociale e civile. Valori come l’onestà, la corresponsabilità, la puntualità, il discernimento sono alla base di un’eventuale regola. Per questo una regola di vita, oltre ad essere quello che è strictu sensu è anche qualcosa in più. Una garanzia che si stia agendo bene dal punto di vista sociale, aggregato. Che si stia, in altri termini, agendo bene non solo per se stessi ma anche per la società tutta.
È necessario farsi coraggio, dunque. In tempi di crisi, spirituale quanto materiale, questo diventa un “diktat”.

IL PRESIDENTE
Michele Laudenzi